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Rubrica Settimanale - Back to the Origins: Intervista con 9th Wonder... Parlando di Hip-Hop

Quello che vi propongo quì è uno speciale della nostra rubrica Back to the Origins: 
a seguire potrete leggere parte di un'intervista liberamente tradotta da un recente libro sull' hip-hop, "I AM HIP HOP: Conversation on the Music and Culture" di Andrew J. Rausch.


Protagonista dell'intervista: 9th Wonder!





Cosa significa per te l'hip-hop?
Per me l'hip-hop è uno stile di vita. L'hip-hop ha plasmato gran parte della mia vita. Iniziò tutto nel 1973, ed io nacqui nel 1975. E' stato parte integrante della mia vita, oltre ad essere la cosa di cui mi sono nutrito in tutti gli anni della mia crescita. Parlo dello studio della musica, del suo aspetto culturale, dell'impatto che essa ha avuto in tutto il mondo e dell'impatto che in particolare ha avuto sulla comunità nera e il messaggio che ha creeato negli ultimi vent'anni. L'hip-hop ha formato il mio modo di pensare ed inoltre mi ha dato la possibilità, attraverso lo studio dei samples, di venire a conoscenza di una moltitudine di artisti che altrimenti non avrei mai conosciuto.


Parlami di alcune delle tue primissime produzioni. Molti di noi all'inizio utilizzavano il pulsante di pausa dei player a cassette per creare dei piccoli loop. Lo facevi anche tu?
[Ride.] Si, lo facevo. Mi pare avessi diciannove anni... Tutti noi lo abbiamo fatto, perché volevamo trovare un modo per fare dei beats quando non avevamo gli strumenti adatti. Ma si parla delle mie primissime cose, iniziai invece a fare beat attorno al 1998 o il 1999.
Questo mi portò a smanettare un pò sulla cosa per qualche anno fino all'inizio dell'avventura con i Little Brother.
Per dodici anni ho studiato e praticato l'hip-hop in maniera diretta ed esso si è manifestato nel tempo attraverso me, clarinetto o tastiera che sia.


Quali sono i produttori che ti hanno influenzato di più, e in che modo?
DJ Premier perché penso che nessuno come lui, nella storia dell'hip-hop, abbia mai raggiunto la grinta caratteristica del suo suono. Poi c'è Pete Rock, il migliore con i sample. Pete Rock usa i sample come nessun altro. Se prendi questi ultimi due e aggiungi: Da Beatminerz, gli Organized Noize e qualcun altro... sono queste le mie prime influenze.


Sarà piuttosto surreale per te essere in una posizione nella quale la gente ti paragona agli artisti di cui hai appena parlato.
E' una cosa da pazzi. Prendi gente come Big Sean, che si è registrato ad una label assieme a Kanye West; mi venne incontro dicendomi "Tu per me sei una leggenda. E' da quando avevo 15 anni che ti ascolto." E lui ha 22 anni ora, ma alla fine si spiega. Io iniziai ad ascoltare i Tribe Called Quest quando avevo 14 anni. Perciò per questi ragazzi ha senso paragonarmi a quegli artisti, non perché io sia come loro musicalmente, ma perché semplicemente loro sono cresciuti ascoltando la mia musica.
Per loro io sono Pete Rock. Voglio dire, io vado pazzo per Pete e DJ Premier, ma il loro produttore preferito è Marley Marl. E' un discorso generazionale... poi io per questa generazione incarno il suono del boom-bap e dei samples, al contrario di molti produttori che magari fanno qualcosa di diverso. Penso sia per questo che fanno questo tipo di paragoni.


Sei proprietario di una etichetta discografica, stai cercando di far risorgere quel suono classico del boom-bap di cui sei fan?
Penso che occorra di più del mio solo sforzo. Penso che in 20 anni si sia ripetuto di tutto, e penso anche che questo sia l'attuale andamento dell'hip-hop, che di fatto è un ciclo che si ripete, tanto quanto la storia.
Come anche nel caso precedente, si tratta di nuovo di una questione generazionale: molti di noi non conoscono il passato musicale perché le generazioni avanzano e certe cose rimangono indietro. Perciò l'unica cosa possibile è la riesplorazione di quella che è la cultura musicale di una volta. Un pò come quando andavamo al college e ascoltavamo Mary J. Blige o Jodeci, ma se volevi crescere musicalmente ascoltavi Bob Marley o John Coltraine... Stiamo entrando in una nuova era, in cui torneremo ad assaporare ciò che fino ad oggi era considerato classico, per riportarlo alla luce, e sarà l'ora di una nuova golden era! Ma ci vorranno anni, almeno una generazione, affinché ciò possa accadere.


Ho letto che hai lavorato presso alcune università nei precedenti anni, come educatore sull'hip-hop. Come è stata per te quest'esperienza?
Sono andato in giro e ho parlato molto  nelle scuole medie. Poi c'è una cosa positiva dell'essere cresciuti nel North Carolina: ci sono molti dei ragazzi con cui andavi a scuola insieme, che crescono e diventano insegnanti. Un'amico mi chiese di venire a parlare in alcune delle sue classi e il rettore della North Carolina Central University, venuto a sapere della cosa, colse l'occasione per chiedermi di insegnare ad una classe del North Carolina Central. Ho insegnato in questa classe (la più grande del campus) per tre anni. Poi quando il rettore cambiò, decisi di andare alla Duke e li furono entusiasti di ciò che gli avevo portato e così decidemmo di lavorare a semestri. Nel mentre mi offrii anche volontario per insegnare al Barber-Scotia College, un "black collage in concord", che per intenderci fu il primo college a dare istruzione alle figlie di schiave... ed io colsi l'occasione di insegnare lì, anche solo per l'opportunità di provare qualcosa di completamente diverso.
Io penso che una cosa che è stata parte della nostra storia per 37 anni, volendo o no ammetterlo, richiede di essere studiata e soprattutto bisogna che sia compresa a livello di college.
La stessa cosa è stata per il Jazz che è nato nelle strade ed ora si studia ovunque in tutto il mondo. Penso che la stessa cosa stia accadendo con l'hip-hop ed io volevo esserne il precursore, ma non come molti 60enni che non conoscono la forma d'arte ma la insegnano solo perché hanno letto qualche libro.


(Per maggiori info su ciò che riguarda l'avventura da insegnante di 9th, vi segnalo un precedente articolo in merito: CLICCA QUI)





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