Dopo un bel pò di tempo torniamo a proporvi una recensione, questa volta di mio fratello Francesco, su un album a buon diritto già nella storia dell'hip hop italiano. Se l'avete ignorato, vi consiglio di cogliere l'occasione per scoprirlo.
Vita Bona (2009) è il
secondo disco ufficiale del duo napoletano CoSang
(purtroppo attualmente sciolto), formato da Ntò e Luchè: il seguito
di Chi
More Pe Mme è davvero di alto livello, in tutti gli aspetti. Come al
solito le liriche dei due artisti sono reali e profonde, cariche di emozione e
riflessioni. Il flow in continua evoluzione è davvero eccellente, d’altronde uno
dei tratti caratteristici del gruppo (specie per lo stilosissimo uso del dialetto
napoletano). Le tracce sono 13, tra
le collaborazioni troviamo i Fuossera,
Monsi Du, Raiz, Marracash, El Koyote e Akhenatoniam; per quanto riguarda le strumentali, tra i produttori
troviamo lo stesso Luchetto, Giuseppe D'Aniello e O'Nan. I testi fanno spesso riferimento alla malavita italiana ed ai
malaffari dello Stato, alla difficoltà vera della vita nei rioni, alla
mentalità distorta e sbagliata con la quale fin troppi crescono, ed a causa
della quale i ragazzi si giocano troppo presto le possibilità (e anche la vita,
a volte). Sono anche tanti i ringraziamenti e la forte gratitudine espresse nei
confronti di chi ha aiutato ed apprezzato il duo napoletano nel corso di questi
anni, supportandolo emotivamente e fisicamente, con la presenza alle
serate, l’acquisto dei dischi, gli
abbracci ed i complimenti. Purtroppo devo riconoscere che la lingua può essere un grande ostacolo, dato che per coloro che
non sono napoletani è difficile comprendere le liriche senza testi. Io sono uno
di quelli che non capisce il dialetto napoletano, ma posso assicurare che
prendere le lyrics in mano e seguire tutto il disco vale davvero la pena; i
testi ti trasportano uno dopo l’altro, e soprattutto si apprezza appieno il
gran lavoro dei CoSang (proprio come suggerisce Luchetto in “Mumento d’Onestà”, “leggi i testi come la Bibbia, attentamente”).
Mi sono veramente appassionato ed infottato per questo lavoro, cercherò di
parlarne al meglio che posso (anche grazie all’inserimento delle citazioni in
italiano), nella speranza che possiate essere incuriositi da questo capolavoro,
se già non è successo.
Si parte con “’80-‘90”, ‘Ntò e Luchè fanno un riassunto dei due decenni 1980/1990:
il primo parla del boom della diffusione dell’eroina, di rappresentanti delle
forze dell’ordine “contusi da pentole
buttate dalle finestre, simbolo di protesta per impedire l’arresto…”, e
delle brutte situazioni quotidiane che imperversano nei quartieri. Quartieri
come teatri (“il rione è un teatro”),
che Luchè descrive caratterizzati da “attori”
che sono “animali impazziti”, con “i
cani coi collari borchiati”, “tute
dell’Umbro addosso, i fari lunghi, cerchi d’oro appesi alle orecchie”. E di
come è facile lasciarsi trasportare (“io
mi perdevo nei cerchioni argento delle serie 3”), commettendo errori fatali
(“cresciuto dove la galera è un
obiettivo, e gli obiettori sono più pochi dei pentiti”). Si parla del fatto
che nell’ ’89 a Berlino il muro veniva abbattuto, e come un simile traguardo
sia difficile per la realtà italiana (“Berlino
si univa, per noi è storia lontana”). La strofa di Luchetto si conclude con
un verso che fa molto riflettere, “finisce
l’Apartheid, ma qui Mery è per sempre una puttana” (riferimento al film Mery
per sempre, di C. Bonivento e con Michele Placido). Nella traccia ci
sono anche riferimenti agli accordi malavita-Stato (“mentre crescevamo, i boss si sedevano a San Remo di fianco agli onorevoli”)
e agli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino (“2 bombe fanno fuori la giustizia”); intolleranza verso chi siede
“in alto” ripresa anche successivamente in “Amic
Nemic”, nella quale parlano del fastidio che provano assistendo sempre a
spettacoli “dove monologhi e applausi non
ci bastano per pagare gli affitti”, politici che “fanno audience con le papere di linguaggio”, e che mettono “proposte nei cestini, pretendono di
gestire”.
“Mumento d’Onestà” è la seconda traccia, ‘Ntò e Luchè denunciano la
facilità con la quale spuntano “artisti” nuovi ogni giorno, come li descrive il
primo “pallidi in viso, squallidi si
camuffano/ neanche le palle di fare gli informatori dei puffi”, i quali “marciano e vogliono sfruttare la scia di un
marchio registrato”. Opinione portata avanti anche in “Nun Saje Nient’e Me”, dove “troppi
nessuno vogliono fare i conscious, cavalcando un’onda che l’anno prossimo già
sai che li annega”, “polli che si
sbattono sui loop”. Luchè rincara la dose, facendo riferimento ai cantanti falsamente impegnati, che
sfruttano la criminalità per avere notorietà, ma che senza la quale sarebbero
zero (“ora è una moda accusare la
criminalità organizzata/ senza rispetto per chi soffre, io penso solo che
dovreste ringraziarla per la notorietà che vi ha dato”). “La fama è una lunga strada e questa è la
scorciatoia più banale”, continua ancora Luchetto. ‘Ntò ne parla anche nel
primo verso di “Nun me parla ‘e strada”,
“ma sai solo parlare di reati, retate
alle 5 del mattino?”.
“Mumento d’Onestà” si chiude
con un verso fantastico, che riassume un po’ complessivamente l’attitudine del
gruppo, “e ogni fan è un figlio, e il
messaggio è una fede”. Il brano contiene, tra l’altro, due skit: sul primo
ad inizio brano, si presenta ‘Ntò che esprime la sua opinione sulla posizione
dei CoSang, fin troppo spesso messa in discussione dai giornalisti (“Io dico che noi non rappresentiamo le
strade, ma la gente che ci sta dentro, la stessa gente che ci segue e che ci
vuole bene; può avere tre lauree o stare impicciata di precedenti, può essere
di Napoli come di qualsiasi altra parte d’Italia; noi cerchiamo di fare musica,
motivati dalla sofferenza. Noi non siamo contro niente, siamo a favore
dell’emozione”). Riguardo la critica, Luchetto e ‘Ntò continuano a
contestare le opinioni false che la ggente (si, con due g) si fa di loro, ed in
“Indy-Geni” ‘Ntò parla
della loro condizione di vita, non delle più sfarzose (“Cosa ho? Un misero mensile , una timida risata”, “In pratica noi traffichiamo la passione per
colpa della pressione fiscale con i mixtape”), del fatto che molto spesso
le persone sono costrette a lavorare sottopagate o illegalmente per guadagnarsi
da vivere (“Imprigionato , protestato ,
ipotecato/ Smerciando brillanti nella Place du Casino a Montecarlo, o altrimenti
vendendo calzini di filo di Scozia sull’Eurostar/ Non ne posso, non me la sento
di farmi frustare, è una schifezza ma almeno non faccio lo schiavo, non mi
sveglio prima che il sole sorga”), e di come, nonostante la loro onestà,
continuano ad esserci persone che li considerano attori, falsi e senza problemi,
contrariamente al vero (“Mi hai chiamato
promotore di sfarzo, oro e argento , l'opposto di sincero… Sinceramente? “Chi More Pe Mme " è la prova che siete
perdenti, e che un povero non può offrire un pranzo ad un povero, se sai un
altro modo dimmelo”). Tematica trattata anche in “Nun Saje Nient'e Me”, traccia numero 6 di Vita Bona (nella quale sono accompagnati al microfono dai Fuossera), come ad esempio nei versi “l’imitazione degli americani, appellativo
che non mi spiego”, “truppe e anfibi,
ci dipingono banditi, analfabeti barbari”.
Ritornando ad “Indy-Geni”, questa è senza dubbio una
delle migliori tracce del disco, singolo
che ha anticipato quest’ultimo e che rappresenta davvero efficacemente i grandi
livello e spirito raggiunti: sulla potente strumentale di O'Nan, i due rapper
viaggiano davvero bene, flow da urlo e versi pesanti, tra il rancore per il
passato e gli errori commessi (“Se mi
guardo indietro vedo gli sbagli di un passato che voglio che muoia, non sono
più il ragazzo che ti toglie la taglia , ti vende la giacca e nasconde il
pantalone/ Incominciai vendendo scarpe sotto il sole cercando un'oasi, e adesso
ovunque vado cerco le periferie, dove la mente riposa”), altrettanto
affiancato da concetti di rivalsa, di voglia di cambiamento e di esplorare il
mondo che ci circonda (“C'è un mondo lì
fuori, io l'esploro, guardando il tempo in un Explorer aspetto il giorno che
esplodo”, oppure “Nel buio il muro è
una lavagna, spalanco gli occhi, elaboro lancio di prodotti”).
I CoSang non dimenticano
naturalmente chi gli vuole bene, e in “Riconoscenza”
(quarta traccia del disco) è sicuramente contenuto uno dei più bei ritornelli,
nel quale il duo di Marianella esprime tutto il suo amore per la musica e per coloro
che li hanno cresciuti e sostenuti (“Voglio
dare tutto l'amore indietro, far sapere che ti ho amato ogni giorno e sera/ Mi
hai cresciuto come un genitore vero, e ora ti porto questo regalo per far
capire che non tradisco mai”), e portano sempre avanti la speranza di
vedere un cambiamento durante il corso della loro vita (“E voglio vendere un milione di copie , per fare le strade nuove, come
un politico sincero/ E spero, ma se non dovessi farcela a vedere un
cambiamento, immortalo questa riconoscenza”).
Nel resto delle liriche di “Riconoscenza” i due membri dei CoSang ribadiscono
ancora come purtroppo si parli tanto della criminalità organizzata, ma in
maniera sbagliata, non centrando il fatto che non è solo un fenomeno illegale,
ma una malattia; una malattia mentale radicata e mai compresa, che ha
l’attrattiva di una calamita alla vista di soldi facili e bella vita (“la malavita è una calamita, un tipo di
malattia che non si è mai capita, indole di eutanasia”), riprendendo anche
i concetti espressi in “‘80-’90” (“cresciuto dove la galera è un obiettivo, e
gli obiettori sono più pochi dei pentiti”, ndr) e nella già citata “Nun Saje Nient'e Me”, nella quale
Luchè mette in chiaro che la condizione difficile di esistenza dei rioni, ormai
considerata naturale e normale, non è tollerabile, rappando che “la povertà non è la religione dei ragazzi
del rione”.
La perdita di
compagni fidati è il tema centrale di “Amic
Nemic”, nella quale ‘Ntò e Luchè parlano di alcuni degli affari nei quali
sono coinvolti gli abitanti delle loro zone, e di come troppo facilmente
avvengono tradimenti solo per i soldi (“Sempre
leale, stesso tavolo nelle cerimonie, ma davanti a una proposta non ho sentito
rimorsi”). Soldi che ‘Ntò definisce come “il limone nel caffè: tolgono il mal di testa”. Immagini molto
efficaci della realtà quotidiana sono descritte, “nella mente vedo una sequenza, l’eco del martello della sentenza, le
querele, i sequestri, il carpentiere che cadde nel cantiere; l’antenna, il
lampeggiante, la testa abbassata con forza,urta la carrozza e si gonfia”.
Come questi avvenimenti, processi, querele, sequestri, infortuni e arresti
siano frequenti e normali per la realtà campana, ed in misura poco minore anche
per la complessiva realtà della penisola. L’escalation da furti d’auto ad
esecuzioni è molto rapida, così come il tradimento in caso di convenienza, per
il quale però dice Luchetto “le lacrime
si dissolvono da sole/ sono un angelo del peccato, ma da domani volo con un’ala
sola”. La traccia si conclude con i versi “Non accetto un altro giro di lancette che mi uccide, non accetto un
altro giro di lancette che mi uccide”.
“La voglia e il bisogno di far capire che non sono
bugie e che ogni notte una pistola esplode e un'anima evapora; con le teste
calde e i cuori freddi, pronti a morire, diventando un mito” è uno degli
estratti più significativi di “Che me
dice”. Il disco prosegue sempre ad alto livello, fino ad arrivare
all’ultimo brano, che dà anche il titolo all’album: “Vita Bona” è una traccia stupenda, per il momento la mia preferita
in assoluto del duo napoletano; il testo sarebbe da riportare tutto, ma mi
limito a citare strofe bellissime, come il ritornello “Osala! Oppure usala! E’ solo tua , è un’occasione unica! ‘A vita
bona!! So di non essere sempre quello che dico, ma ti assicuro almeno mi
sacrifico p ’ a vita bona”, oppure “E
la gente : “ fra’, come va? Va un po’ meglio, pure se parliamo ancora di ferri,
e la gente nostra in galera. E’ a loro che va questo pezzo , guardando i video
dalle celle; se chiudo gli occhi li vedo ancora a Marianella, e spero di
strappar loro una risata, guardando due napoletani che ce l'hanno fatta ad
avere un riscatto”. La strumentale è anch’essa sensazionale, prodotta da Luchè.
Che dire,
cos’altro aggiungere, in conclusione vi consiglio nuovamente almeno l’ascolto
di questo album, che a me ha trasmesso tantissimo; mi rammarico nel pensare
allo scioglimento della formazione, che in coppia poteva ancora dare e produrre
molto. Per quanto riguarda le copie fisiche, esse sono esaurite da tempo (e non
sono al corrente di un’eventuale ristampa), ma le trovate di sicuro sui vari
market online. Di seguito la tracklist con relative produzioni.
1. "80-90" (prodotta da Giuseppe D'Aniello)
2. "Amic Nemic" (prodotta da Luchè)
3. "Casa Mia" feat. Monsi Du (prodotta da Luchè)
4. "Che Me Dice" (prodotta da O'Nan)
5. "Chello Ca Si" feat. Raiz (prodotta da Luchè)
6. "Indy-geni" (prodotta da O'Nan)
7. "Mumento D'Onestà" (prodotta da Luchè)
8. "Nun Me Parla 'E Strada" feat. Marracash e El Koyote (prodotta da Luchè)
9. "Nun Saje Nient 'E Me" feat. Fuossera (prodotta da Luchè)
10. "Quanno Me Ne So Juto" (prodotta da O'Nan)
11. "Riconoscenza" (prodotta da Luchè)
12. "Rispettiva Ammirazione" feat. Akhenaton (prodotta da Luchè)
13. "Vita Bona" (prodotta da Luchè)
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