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Dj Baro X Groovisionary - Intervista




Rome Zoo, Colle der Fomento, Real Vibes, SweatDrops, Good Old Boys sono i nomi di alcuni collettivi e progetti nei quali è impegnato Alessandro Tamburrini, in arte Dj Baro. Grande artista, storico a Roma, che si è sempre distinto per originalità e stile: inizia a ballare nei primi '90, vivendo quest'esperienza al finaco di pilastri come Crash Kid, per poi avvicinarsi  in maniera molto naturale all'arte del djing. Alessandro entra a far parte del Colle der Fomento nel 1999, dopo una collaborazione nata già l'anno prima, e ancora oggi continua con Danno e Masito a fare musica e calcare i palchi. Da citare anche l'esperienza come Good Old Boys, nella quale al Colle si aggiungono Kaos e Dj Craim.



Uno show con la sua presenza è di sicuro unico e immancabile, Baro è bravissimo nell'intrattenimento del pubblico grazie ad una selecta invidiabile, profondo conoscitore della musica e della cultura afroamericana che, accostata a tecnica ed esperienza, forma un mix esplosivo. Negli ultimi anni si dedica anche alla produzione, e firma strumentali del calibro di "La forza...(Intro)" e "Benzina sul fuoco" per il Colle, oppure l'intro di 6 Piedi Sotto Mixtape di Double S.



A proposito di mixtape, diversi quelli realizzati con il maestro Dj Stile, tra i quali troviamo Rome Zoo Djs Vol.1 e 2. Se siete in cerca anche di altre chicche molto particolari, vi consiglio assolutamente di:



 - farvi un giro sul MySpace di Baro - anche se quasi nessuno ricorda la sua esistenza - ed ascoltare Beatz Vol.1: come suggerisce efficacemente il titolo, contiene diverse strumentali di Alessandro, mixate tra loro. Preziosissime visto l'esiguo numero di beats editi ufficialmente dall'artista.



- ascoltare Old School Megamix '06, selecta che, come riporta la descrizione, "has some shit from the past. It's just for lovers of old school vibes, mixed in '06. RomeZoo flavour!". La trovate sul profilo Mixcloud dell'artista, insieme ad altre raccolte.



- scaricare ed ascoltare la soundtrack di Battle Of The Year Italy 2013 nella quale, oltre alla presenza di Baro - per l'occasione in coppia con Bonnot - troviamo anche  John Type, Iceone, P.Swift, Primizio, FrankSentUs, Pandaj, Stabber & Dj Craim, Dj Gengis, BreakStarr, Sine.



Utilizzare altre parole sarebbe dispersivo ed inutile, per apprezzare davvero questo artista è consigliatissimo andare ad assistere ad un suo dj set, oppure partecipare ad una delle serate che organizza con Real Vibes. State connessi per l'uscita del nuovo disco del Colle, "Sergio Leone" anticipa già qualcosa. Grazie ad Alessandro che, tra mille impegni, ha trovato il tempo di rispondere ai vari quesiti, contributo preziosissimo a mio avviso. Buona lettura.






INTERVISTA





1. Primo ed imprescindibile quesito: qual è stato il tuo primo contatto con la cultura HH (pezzi sui muri, fanzine, video musicali, film, musica, jam/eventi)? 





La breakdance. Sin da piccolo , guardando quel poco di materiale che veniva trasmesso in televisione, sentivo l'impulso a muovermi. Non ancora adolescente , scopiazzavo i primi passi dai video che giravano allora. Qualche anno dopo, avendo già abituato le orecchie al ritmo in 4 quarti, iniziai a cercare luoghi dove poter trovare qualche specie di “situazione hiphop”. Per strada, nei negozi o nelle discoteche, poco importava. L'importante era capire se ero da solo ad essermi innamorato di questa roba strana che proveniva dagli USA o c'era qualche altro matto invasato. Proprio grazie ad un amico che conosceva Roma meglio di me, arrivai a scoprire la piccola “scena” di allora. Una sera dell'estate del 1990 , passeggiando per i vicoli del centro, arrivai in un pub frequentato da studenti stranieri. Lì vidi un gruppetto di ragazzi vestiti di tutto punto (Kangol, Adidas Superstar, baggy jeans, laccioni, etc..). Scambiai quattro chiacchere con quelli che dapprima mi erano sembrati stranieri ma nella realtà erano: Mc Giaime, Crash Kid, Mc Duke. Questo fu il mio primo approccio con la “Roma HipHop”. Massimo Colonna (Crash Kid) mi invitò a passare nei giorni seguenti a trovarli presso Galleria Regina Margherita. Fu lì che ebbe inizio il mio percorso. Scoprii una realtà parallela alla vita di tutti i giorni. In quella galleria c'era gente che si incontrava regolarmente (Dj Stile, TooDaze, Stand, Spike, Giaime, Clown, Mishar, Rude Mc etc ) per allenarsi o per confrontare il proprio sketch book con quello di altri. Ovviamente il numero di “adepti” non era enorme ma sarebbe cresciuto vertiginosamente negli anni a seguire.









2. Come hai scelto il nome d’arte di Baro? 





Non l'ho scelto. Mi è stato “affibbiato” da un amico (Koma n.d.r.). Una sera giocavamo a Risiko in un centro sociale di Roma ed io “baravo” tenendo i carri armati tra le dita e spostando sia i miei che quelli dei miei amici lì presenti Wisk e Stand oltre Koma. Proprio quest'ultimo se ne accorse e iniziò, ridendo, a darmi del “baro”. Da lì... 





3. Per quale ragione ti sei cimentato inizialmente nel b-boying, per poi passare al DJing ed alla produzione? Cosa ti ha attratto maggiormente di questa forma d’espressione? Da cosa nasce anche l’esigenza di cambiare? 





Il b-boying è stato il primo approccio alla cultura hip hop come ho già spiegato. Il passaggio alla musica è stato qualcosa di spontaneo e il 1995 è stato l'anno in cui ho switchato del tutto. Furono proprio due amici come Mc Giaime e Quick-E a spingermi a comprare i giradischi ed iniziare a collezionare quelli che poi sarebbero diventati quintali di vinile. La mia fortuna fu che in quel periodo avevo trovato lavoro come cuoco in un ristorante e riuscii ad acquistare l'armamentario. Appena un'anno dopo , senza neanche aver capito bene cosa stessi facendo , il mio amico dj Stile mi disse:” perchè non andiamo a Bologna? C'è una serata di ZonaDopa e ci sono gli Invisible Scratch Piklz..”. La risposta fu “sì” senza avere idea di cosa questo avrebbe provocato. L'evento fu devastante per entrambi. Tornammo a Roma invasati e sia Stile (al tempo già un mostro sacro del dj'ing) che io ci chiudemmo nel suo studio per allenarci e ne uscimmo 1 anno dopo... Ne seguirono l'incontro artistico con Ice One, Danno e Masito (con i quali ero già amico) , la nascita del RomeZoo, l'invito a seguire il Colle dal vivo e l'invito ad entrare nel gruppo. Detto così non suona come dovrebbe ma raccontare i particolari è troppo lunga. Ripeto , sono stato fortunato. Ma anche ostinato. La produzione, intesa come la può intendere un dj, è inevitabile. Sei talmente abituato a manipolare la musica che ti trovi a metterci le mani “dentro” senza neanche rendertene conto.







4. Che aria si respirava quando cominciasti nella scena italiana, e romana nello specifico? Quali erano i luoghi fondamentali di ritrovo e gli artisti che ti hanno trasmesso il meglio, umanamente ed artisticamente parlando? Come sono cambiate entrambe ad oggi? 





Galleria Colonna, Galleria Regina Margherita, alcune discoteche di Roma, le cantine, i box, il centro di Roma. Era diverso da oggi. Oltre a fare la “tua cosa”, per noi ragazzi degli 80'/'90 era importante vivere la città. Dai quartieri di appartenenza al centro della città, tutto ci sembrava un po' l'America ma all'Alberto Sordi. Sognavamo NewYork ma eravamo contenti e orgogliosi di vivere nella città eterna. Era il periodo del “signora sono Alessandro , c'è Giaime?”. Non esistevano i telefoni cellulari , era tutto più genuino e spontaneo. Capitava di “fare sega” a scuola e andare a casa di Ivan (Spike, ex Flaminio Maphia) e lì senza averli mai visti prima incontrare altra gente che come me amava poco studiare tipo Roberto e Massimo (Wisk e Amir). Ascoltavamo musica insieme e ci scambiavamo le cassette. Giravi per strada e arrivavi a piazza di Spagna direttamente dalla tua “periferia” e il primo ragazzino con la maglietta dei Public Enemy ti faceva pensare che non eri l'unico scemo con questa passione. Fondamentale è stata la comitiva di piazzale Flaminio. Proprio un giorno “x”, facendo sega a scuola, decisi di passare con Spike in quella piazza perchè sapevamo che era pieno di ragazze della scuola francese che stava nei pressi. Lì c'erano dei tipi, jeans larghi e sneakers mai viste prima. Erano studenti della scuola francese, di origine africana. Erano gli MTC (Aimè, Didì, Kader, Sidì, etc..). Loro erano quelli che se passavi a via del Corso e mettevi piede dentro Babilonia, li vedevi ballare catalizzando l'attenzione di tutti i passanti. Erano avanti anni luce, ballavano hype (freestyle). Babilonia è stato un posto magico che faceva di Roma una capitale all'altezza di Parigi e Londra. Roba mai più rivista. Un negozio di abbigliamento dove potevi trovare un dj che suonava hiphop e ragazzi che ballavano e si sfidavano. Insomma, troppe robe da ricordare e raccontare. Sicuramente ne abbiamo vissute tante “noi”, molte ma molte di più delle generazioni che sono arrivate dopo. Dovevamo cercare , uscire, conoscere, condividere. Ora “loro” hanno internet. 





5. Diggin’ in the crates, aspetto classico di djs e produttori HH: quanto è importante per te? Sei un collezionista di vinili? Se si, parlaci di come questa passione si è sviluppata negli anni, se ti sei mai spostato all’estero per trovare titoli specifici e che importanza riveste nel tuo quotidiano tutto ciò. 





Come dicevo prima, fondamentale. Anzitutto perchè era un modo per conoscere non solo la musica ma per incontrare altre persone che frequentavano quei negozi di allora. Si era in pochi all'inizio e “Disfunzioni Musicali” era il punto di incontro più importante. Lì ho conosciuto gran parte degli amici di oggi. Sono un collezionista di vinile ma non “venderei mia madre”. Cerco con criterio e sempre rispettando le mie tasche. Il “diggin'” mi ha portato a viaggiare: Parigi, Londra, Svizzera, Spagna, Stati Uniti.. Poi ho iniziato a lavorare, sul serio.. Ho dovuto ridimensionare la ricerca e soprattutto non nego che internet e serato mi hanno aiutato li dove le mie tasche in un determinato periodo non mi supportavano. Ora dedico poco tempo alla ricerca in giro per le città. Raccolgo i frutti più che altro. Sono uno di quelli che oggi dice :” l'importante è partecipare”. Servono i soldi per essere collezionisti oltre che la passione. 





6. Come imposti un dj set: serato/tracktor o vinili originali? Perché? Parlaci anche del passaggio da vinili originali a “scatolette” che emulano gli scratch, sia dal punto di vista del sound che della selecta, oltre a quel che significa essere cresciuto ed aver iniziato a fare pratica ed allenamento in una maniera completamente differente dal presente. 





Attualmente i miei dj set risiedono sul mio computer. Ma utilizzo il Serato in una maniera che definirei “sana”. Io ho faticato sui vinili in passato ed oggi uso la scatoletta ma conservo lo spirito di allora. Non uso effetti interni e nessun tipo di hardware esterno, solo due giradischi ed un mixer. Molta musica che suono l'ho “rippata”. Mi fanno sorridere i dj che ostentano il fatto di suonare solo vinile originale. Ma capisco. Ognuno è libero di pensare e fare quello che vuole. L'importante per me è suonare. Uno che cresce comprando e ascoltando dischi assimila la musica in maniera differente rispetto ad uno che scarica tonnellate di mp3. Infatti si sente la differenza enorme tra noi dj di qualche anno fa e i dj di ultima generazione. C'è tanta tanta tecnica oggi che toglie spazio al cuore, questo lo si può notare facilmente. Credo però che se un dj ha le giuste capacità possa compensare anche questa cosa. Sono dell'idea che un dj debba assolutamente saper suonare e far ballare oltre che intrattenere il pubblico con il turntablism. Cuore+cervello , altro non è.. Ho scelto di non rifiutare l'evoluzione ma cerco di non farmi schiacciare da questa. 





7. Come ti comporti, come avviene la ricerca degli scratch-sample a tema da inserire in una traccia nel momento della collaborazione con un’artista? Parlaci del tuo modus operandi. 





Ho in testa una marea di effetti che ho manipolato per anni prima dell'avvento del web. Ormai non collaboro più come prima con altri mc o gruppi. Per me esiste quasi esclusivamente il Colle. Sono appassionato di musica funk e produco di tanto in tanto per i b-boy (il mio ultimo lavoro insieme ad altri amici produttori è stata proprio la colonna sonora del Battle of the Year Italia). Credo ci sia un tempo per ogni cosa. Ora i dj / turntablist sono delle macchine da guerra, distanti anni luce da quello che ero io 15 anni fa. Comunque non ho un metodo preciso, ascolto tanto e poi scelgo. Semplicemente. 





8. Qual è l’attrezzatura che accompagna le tue produzioni? Come si è sviluppata nel corso degli anni? C’è qualcuno in particolare che ti ha introdotto nel mondo del beatmaking? 





Non sono un beatmaker. Sono un dj, all'antica. Mi dedico alle produzioni solo quando un sample mi appare dal nulla, magari mentre ascolto musica alla radio in macchina o mentre sono a spasso in bici. In questo dj Stile è stato il mio mentore. Lavoro molto con il computer ma ho usato l'MPC. Cubase è il mio “strumento”. Poco outboard, molto suono originale per me che non sono un esperto di mixaggio. Ultimamente MPC Reinassance. Evito di intripparmi la testa con troppo robe. 





9. “Il Rome Zoo una minaccia, tutta gentaccia, venite pure a diccelo in faccia” è un verso rappato da Masito in “King Kong vs Godzilla”. Parlami un pò di questo collettivo, a partire dalla sua storia, passando per la cerchia di artisti che ne fanno parte ed i progetti pubblicati. Anche magari di eventuali serate o progetti in cantiere, e soprattutto che cosa rappresenta per te. 





Il Rome Zoo è stata un'esperienza assurda, nel senso positivo. Una seconda e terza famiglia. Ci siamo ritrovati in tanti a scherzare su un qualcosa che poi è diventata una vera crew che andava in giro a fare concerti. Il RZ, un grande collettivo che racchiudeva writers, b-boys, mc's e dj's. Tutti di un certo spessore. Dapprima c'è stata la voglia di organizzare delle “feste”, insieme. Dopo due piccoli eventi arrivò subito il primo successo qui a Roma nel 97. Un evento underground con più di 2000 partecipanti difficilmente si era visto prima. Due sono stati gli appuntamenti RZ che hanno veramente mosso l'interesse del pubblico romano, con schierati : CollederFomento, Corveleno, Flaminio Maphia, OTR, Melma e Merda, CrashKid, Passo sul Tempo, TRV, MT2, RZ Dj's, Scimmie del Deserto, etc etc.. Poi a seguire un piccolo tour in Italia. Insomma un esplosione inaspettata. Degne di nota anche le collabo insieme ad amici come Gente Guasta o Next One o la mitica citazione di Kaos su un suo brano... Eravamo tutti giovani e inesperti. Semplicemente, come tutte le cose belle, è finita. Almeno come family gigante. Ora di attivo è rimasto il collettivo di dj's (Dj Stile, Dj Baro, Serio, Fester, Pit One). 





10. Quella dei Good Old Boys è una delle iniziative (almeno a mio avviso) più serie ed importanti dell’ultimo decennio: per quale motivo avete preso la decisione di calcare i palchi tutti assieme? Vi limiterete solo a live set? Come ti trovi a lavorare a stretto contatto con Dj Craim, dopo un passato in cui sei stato affiancato anche da leggende come Dj Stile? 





Good Old Boys è una gran cosa. Giravamo spesso insieme a Kaos ma era sempre casuale l'abbinamento. Si scherzava spesso su questo nome finché un giorno non si è deciso di iniziare a suonare insieme dando forma alla cosa. Il nome è diventato definitivo e abbiamo iniziato a fare un tot di live che ci hanno dato e ci stanno dando delle soddisfazioni incredibili. Suonare insieme ad un fenomeno come Lorenzo mi ha ridato linfa vitale. Ho ripreso ad allenarmi, necessario per stare appresso a quel genio. Siamo cinque matti ma siamo molto affiatati e c'è una forte amicizia. Veramente una bella avventura in un momento dove il “business impera e crea l'atmosfera”. 





11. Insieme a Marco Sabbatini sei impegnato nell’organizzazione e nella promozione di serate ed eventi a Roma, ed insieme formate il progetto Real Vibes: quando è nata quest’iniziativa? Qual è l’evento che sinora ti ha dato le maggiori soddisfazioni? Qualcosa in programmazione per il futuro prossimo? 





Altro capitolo fondamentale della mia vita. Incontrai Marco nel 2002 se non ricordo male, e dopo una breve chiacchera arrivammo subito al punto. C'erano i presupposti per lavorare insieme. Realvibes è nata nel 2003. Dapprima abbiamo dedicato tempo all'organizzazione di eventi nei club di Roma per poi passare ad organizzare concerti e festival.. Abbiamo cercato di portare qualcosa che mancava assolutamente in città ovvero la presenza di djs e artisti internazionali di spessore. Nel giro di qualche anno siamo riusciti a collezionare nomi del calibro di : Cut Killer, Maseo, Dj Cash Money, Dj Kool, Dj Camilo, Dj Drama, Eve, Ja Rule, Dj Epps, Fatman Scoop, Dj Scratchator, Nina Sky, Camp Lo, John Legend, Krs One, Kanye West, Busta Rhymes, Erik Sermon, etc etc...
Sicuramente il Red Bull Uproc del 2006 è stato l'evento che ci ha fatto crescere molto come promoter, avevamo una enorme responsabilità visto che stavamo gestendo soldi non nostri per organizzare una nostra iniziativa. Il risultato è stato grandioso, chi c'era lo sa. Anche lo Shock the World Tour del 2011 ci ha impegnato parecchio ma eravamo già più abituati a gestire una mole di lavoro così importante. L'evento che mi continua a dare enormi soddisfazioni è il Battle of The Year, una continua crescita negli anni. Questo è l'evento sul quale punto molto, perché mi da modo di vivere le emozioni del b-boying anche se non ballo più e mi permette anche di sostenerlo musicalmente. 





12. Hai mai partecipato ad un contest o competizione di djing tipo DMC o IDA? Se si, parlaci se ti va di queste esperienze. In caso negativo, a cosa è dovuta questa decisione? 





Sono cresciuto artisticamente in un periodo di cambiamenti, soprattutto nel dj'ing. Come raccontavo prima, ho visto arrivare il ciclone del turntablism moderno in un momento di “noia” in Italia. Sono riuscito ad affermare le mie capacità senza bisogno di partecipare a nessuna competizione. Probabilmente , essendo io un tipo molto calmo, non ero tagliato per le competizioni. Nonostante questo non mi posso lamentare di dove sono arrivato. 





13. Quale evento/ live/ jam ti è rimasto particolarmente impresso? (sopra e/o sotto il palco) 





Credo che le jam degli anni '90 siano state un'esperienza a livello umano incredibile. Troppo lunga da raccontare, potrei scrivere un libro a riguardo. Trovereste protagonista tutta la scena italiana di quei tempi. Il Flaminio (la comitiva), le FS, i bigliettoni falsi, la ganja del prato, un tot di donne, il bombing, le biciclette di Rimini e Vercelli, le zanzare di Vercelli, la ZuluNation, etc etc... troppa roba da ricordare e raccontare.
Comunque se devo citarne qualcuna , dico Tinte Forti, Indelebile, Quartieri. Andate a vedere su youtube su Ankofunk TV. 





14. A quale disco/traccia sei particolarmente legato e ti ha segnato durante il tuo percorso artistico? 





Anche qui rispondere è difficile. Troppi sono i brani che hanno caratterizzato la mia crescita. Quando si ascolta musica vivendo delle esperienze fuori dalla norma, quella musica ti rimarrà in testa e nel cuore all'infinito. Se devo citare per forza qualcosa, cito il mixtape “DooWop 95 live”. Colonna sonora di un anno fantastico dove amori, dj'ing e turntablism, writing e viaggi hanno cambiato la mia esistenza. Si, se devo citare qualcosa cito quella cassetta che ho fuso con il mio walkman tra villa Pamphili in contro-collina e Rimini. 





15. Progetti per il futuro (come solista)? Quanto ci farete aspettare per il nuovo disco CDF? 





Sono impegnato su più fronti e questo rende difficile la realizzazione di un mio progetto solista. Sono principalmente concentrato sul mio gruppo per il nuovo disco in lavorazione. Sono impegnato con la mia one-night funk, SweatDrops, ideata per celebrare la scomparsa di James Brown il 25 dicembre e diventata ben presto un punto di riferimento per Roma e per tutti gli amanti del groove. Grande esperienza quest'ultima che mi ha portato a suonare in altre città d'Europa. Sono organizzatore del Battle of The Year, come dicevo prima parlando di RealVibes. Concerti tutto l'anno con Colle e GoodOldBoys. Che dire, di tempo libero ben poco. Per ora no, io sono per fare le cose fatte bene. Magari prima del mio 40° compleanno ci potrebbe stare. Intanto chiudiamo il 4° disco poi dopo... 





16. Come contattarti per un live set e saluti. Aggiungi pure qualcosa se vuoi, liberamente. 





Contattarmi è facile, su facebook ( baro collederfomento ) o sul sito collederfomento.net oppure scrivendo a info@realvibes.it.





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