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Stokka aka Cookie Snap X Groovisionary - Intervista






Francesco Romito è in una volta sola due dei miei artisti preferiti, il confine che divide Stokka e Cookie Snap è quello che va dall'Hip Hop più classico e puro, portato avanti sin dal 2000, e la fusione di quest’ultimo con synth, tastiere ed efx da brividi.





Il punto d'incontro è l’amore per la musica, inconfondibile passione che trapela da ogni suo verso e nota sul sequencer: liricamente Stokka ha sempre stupito per la schiettezza e la particolare espressione delle emozioni e dei sentimenti, supportate dalla capacità di trasmettere comunque messaggi reali e veri, non necessariamente positivi/negativi. Per quanto riguarda le produzioni, il sound ed il suo stile sono fantastici e di un altro livello, nei dischi in collaborazione con Buddy l'uso ed il taglio dei sample è stato un tratto distintivo, grazie al quale può vantare la quasi totale produzione di Palermo Centrale, La Cura Del Microfono e Blocknotes.





Sotto l’alias di Cookie Snap, Francesco ha invece prodotto lavori dal gusto differente e molto contaminato da influenze elettroniche e beat, è sufficiente citare dischi come Music Without Notes o il Blaluca Mixtape (realizzato appositamente per il blog di Luca Gricinella). E nel frattempo non mancano le (tante) collaborazioni con Mistaman, Frank Siciliano, Johnny Marsiglia, Stabber e PA All Bastards.





Stokka è uno dei fondatori della label GoTaste, così come di Unlimited Struggle Recordings, (collettivi che non necessitano nemmeno di essere introdotti) e negli anni si è sempre più attivamente dedicato alla realizzazione di video musicali e promozionali, a volte in coppia con Matteo Podini aka Frank Siciliano. Come solista al microfono ancora non abbiamo nulla nel player, chissà nei prossimi anni, mai disperare: vi lascio alle parole di Cookie, che ringrazio tanto per la gentilezza ed il tempo dedicatomi.



Seguite inoltre Francesco ed i suoi soci di Palermo che in questo periodo stanno portando in giro il Corna Dure Tour, una serie di live esplosivi che riuniscono i pesi massimi di PA. Troviamo infatti Stokka, MadBuddy, Louis Dee, Big Joe e Johnny Marsiglia. Buona lettura.




INTERVISTA




1. Qual è stato il tuo primo contatto in assoluto con la cultura Hip Hop? 





Ho iniziato come molti ragazzi della mia età, classe 1980. Ascoltavi la radio che proponeva le prime cose di Rap, gli Articolo 31, i graffiti che bene o male spuntavano in giro in tutto il pianeta e piano piano, all'incirca nel 1994, mi sono appassionato al mondo dell'hip hop.





2. Come e perché ti sei avvicinato proprio al beatmaking ed all’mcing, e magari non ad altre forme espressive legate alla cultura HH, come magari il ballo o il writing? 





All'inizio ero soltanto un writer, facevamo le tag in giro e ci conoscevamo tutti. Quelli coi pantaloni larghi in tutta Palermo li contavi nelle dita di una mano, e se per caso andavi in giro e vedevi una persona vestita "hip hop" lo fermavi, perché era una risorsa preziosa. Quasi tutti quelli che conoscevo si limitavano a fare le tags, ma piano piano tra tutti è cominciata ad affiorare la voglia di fare freestyle, quindi chi più e chi meno si è dato al rap. C'è da dire che ai tempi l'hip hop era visto più tramite le "discipline", quindi in realtà tutti si cimentavano in tutto. Poi ognuno trovava il suo "elemento" di appartenenza.





3. Parlaci di realtà come il TDV Klan, La setta del rimario (poi Effetto Instabile), in pratica della parte iniziale del tuo percorso musicale. E di che aria si respirava quando cominciasti nella scena italiana, e palermitana nello specifico: quali erano i luoghi fondamentali di ritrovo e gli artisti che ti hanno trasmesso il meglio, umanamente ed artisticamente parlando. Come sono cambiate entrambe ad oggi. 





Come ti dicevo prima eravamo solo un piccolo gruppo di ragazzi in una grande città, ma lontano dai centri nevralgici delle culture di strada. Eravamo come isolati, e chi andava per esempio, dopo decine di ore di treno in altri posti come Milano, Roma o nel resto d'Europa, tornava con racconti mitologici e un rullino da sviluppare. Come ti dicevo, un giorno in un negozio di dischi che si chiamava Track vidi questo ragazzo coi pantaloni larghi e subito mi presentai, era Off, il mio primo "socio" in musica che con fare molto "freak" dell'epoca mi disse: "Vuoi entrare nella mia Crew TDV?" Io accettai, e fu una grande cosa, perché quegli anni furono veramente belli, soprattutto con la spensieratezza e la scoperta dell'hip hop.





4. Descrivi per favore, nella maniera più completa e dettagliata possibile, il tuo percorso musicale in relazione alla strumentazioni che utilizzi attualmente e che hai utilizzato, le macchine, i vst ed i plug-in che sfrutti per comporre e dare vita alle tue strumentali, e come tutto ciò si è sviluppato negli anni. 





Diciamo che i miei periodi produttivi sono sempre scanditi da alcune macchine che mi hanno accompagnato. Andando in ordine, tutto il periodo relativo a Palermo Centrale è stato gestito e prodotto con un Amiga 500 e un software a 4 tracce, chiamato Fast Tracker, che all'epoca era veramente avanzato per un home studio. Poi passai subito ad un iMac, quello colorato per capirci, il primo, che mia sorella si era "regalata" per i 18 anni. Io requisii quanto prima questo mac e utilizzai diversi software prima di stabilizzarmi su Reason 1: a quel periodo vanno associate le produzioni de La cura del microfono. Successivamente iniziai a utilizzare Logic e feci anche i miei primi esperimenti di produzione su multitraccia proprio lì, nel 2003 ho comprato il mio Akai MPC 2000xl. Ricordo perfettamente che all'epoca lavoravo insieme a Shocca da Vibrarecords a Verona, era il loro periodo d'oro, e mentre Shocca produceva 60hz io comprai questo MPC che mi costò un intero mese di stipendio. Ricordo che mangiammo per un mese ben poco, avevamo due soldi per arrivare fino al prossimo stipendio, ma si produceva tanto ed eravamo felicissimi. Con questo MPC ho prodotto tutto Blocknotes e mi ha accompagnato per tanto, ma all'incirca nel 2009 l'ho venduto. Sia perché ormai le sue possibilità mi stavano strette, sia perché ero ormai focalizzato su Logic e preferivo produrre lì.





Successivamente ho utilizzato Logic fino a meno di due anni fa, anche insieme a Maschine della Native Instruments - che ahimè non mi ha entusiasmato parecchio. Da circa un anno e mezzo però ho mollato Logic per produrre (lo usiamo solo per registrare) e sono definitivamente passato ad Ableton Live, che utilizzo con Push. Negli anni ho avuto anche moltissimi synth, analogici e digitali, piano Fender Rhodes e svariati strumenti, ma negli ultimi anni - complici anche i molti cambi di città - ho alleggerito il tutto avendo un setup più portatile. I miei plugin di riferimento sono quelli della UAD-2 di Universal Audio. Sono fenomenali.





5. Batteria: che importanza riveste per te in una strumentale? Qual è il processo che sta dietro la creazione della parte ritmica dei tuoi beats? Come lavori in linea di massima? E magari, quali tecniche utilizzi ed apprezzi particolarmente? 





Io parto sempre dalla batteria quando devo comporre. Per me è la parte più importante e in genere costruisco prima la parte ritmica, immaginando quello che ci vorrei sopra. In passato facevo molto drum layering (sovrapposizione di diverse parti ritmiche) ma ultimamente preferisco lavorare più sui breaks e sul feel acustico della batteria.





6. Campionamento e diggin’ in the crates, classici aspetti del produttore Hip Hop. Che importanza rivestono i sample nelle tue produzioni? Da quali fonti preferisci campionare? Sei anche un collezionista di vinili? 





Si, colleziono vinili da tanto e in passato ho quasi sempre lavorato coi samples, Blocknotes ad esempio è 95% samples. Da qualche anno invece preferisco suonare tutto, infatti le mie produzioni di #ByPass sono suonate al 100%. Anche uno dei miei ultimi beats usciti, "Non ho mai visto" di Kiave, Ghemon e Mecna, al contrario di come molti pensano è stato suonato al 100%, solo la parte ritmica contiene samples.





7. Sintetizzatore, elemento che di certo non manca nelle tue produzioni – in particolar modo sotto l’alias di Cookie Snap - e che le caratterizza profondamente specie per gli incastri magici con i campioni. Qual è il legame con esso, e con le tastiere in generale? Cosa ti attrae in particolare del sound di questi strumenti? Come ti piace lavorarci sopra, in linea generale? C’è un produttore dal quale magari trai ispirazione per l’utilizzo che fa dei synth? 





I sintetizzatori sono una delle mie passioni, ne ho avuti tanti, dai classici Minimoog, Jupiter, Prophet, fino a roba più moderna come Access Virus o Dave Smith. I synth sono uno strumento che forse nella visione più classica dell’hip hop è sempre stato sottovalutato, o per lo meno molti lo associano ai momenti più “neri” dell’hip hop d’oltreoceano. Secondo me è solo questione di applicazione: da tutti i synth puoi tirare fuori suoni adatti a qualsiasi tipo di produzione hip hop, basta conoscere un minimo di sintesi sottrattiva e ci si arriva molto presto. Per un lungo periodo, e infondo anche adesso, ho prodotto solo con i synth, usando le tastiere come veri e propri campioni: apri una traccia, registri la tua performance, tagli e cuci ed il gioco è fatto; e ad esempio anche Big Joe, che per me è come un figlio, utilizza la stessa tecnica. Difficilmente troverai un midi tra le sue tracce. I produttori che più mi piacciono nell’utilizzo dei synth sono tanti, ma ti elenco due gruppi non proprio del presente ma che per me hanno significato tanto: Air e Zero7. Simple Things è uno dei miei dischi preferiti di sempre, un capolavoro.





8. Che ruolo ha per te la compressione in una traccia? Parliamo di mixaggio o premixaggio di una traccia, non dell’uso del compressore per il mix finale. 





La compressione è una parte fondamentale, ma molto spesso vedo produttori che non ne capiscono bene i parametri. Sento dire: "Devi mettere un compressore per fare suonare bene questo e quello", ma io direi più che altro, "metti un compressore, ma impara i parametri e come dettarlo".





9. Qual è l’aspetto del tuo sound che lo rende immediatamente riconoscibile all’ascoltatore? Ci hai lavorato su per costruirlo e dargli una forma ed un’identità definite, o è stato un processo naturale? 





Non credo ancora che il mio sound sia riconoscibile, non mi ritengo un produttore col “marchio di fabbrica”. Roc ha un suo sound definito, frutto di duro impegno e di un immenso amore per questa musica, ma io sono uno che si lascia appassionare da molte cose e a volte mi avventuro in campi inesplorati. Probabilmente ci arriverò al mio suono, di sicuro ci sto lavorando.





10. Hai mai lavorato fisicamente con strumenti musicali, o ti sei comunque avvalso della collaborazione di musicisti? Se si, in quale occasione? In caso negativo, saresti interessato a farlo in futuro magari? Che ne pensi comunque, sia a livello di lavoro in studio che di performance live? 





Si, ho avuto a che fare sia con musicisti e che con strumenti musicali, come ad esempio il mio piano Rhodes, molto presente in Cookie Snap, e sicuramente nelle robe nuove a cui stiamo lavorando saranno ancora più presenti.





11. Ti è mai passato per la testa di collaborare anche con un altro produttore, e realizzare qualche beat a 4 mani? Se ti è capitato, quali sono le differenze e le constatazioni che puoi fare a posteriori, ovvero la differenza tra il lavoro in solo e il mettere insieme le idee di due teste differenti? 





Mi piace molto, e l’ho fatto tante volte anche se certa roba non è mai uscita dallo studio. Di recente anche con Big Joe abbiamo fatto qualcosa, e lo trovo uno stimolo pazzesco. Ognuno è portato verso qualcosa, c’è chi è il mago delle drums, chi preferisce arrangiare. Unire le forze è molto stimolante a livello creativo.





12. Music Without Notes: in due mesi tiri fuori questo super disco strumentale, profondamente differente dai precedenti lavori dei Tasters. Oltre a parlarci un po’ di Cookie Snap (quand’è saltato fuori ad esempio), dicci da quanto tempo avevi preso questa piega e questo tipo di influenze, e come mai hai deciso di non inserire delle voci sui beats. Nel caso in cui le avessi incluse, chi ti sarebbe piaciuto coinvolgere? E’ auspicabile un volume 2 inoltre?





Stavo vivendo un periodo particolare, era uscito Blocknotes e avevo voglia di aria nuova, così mi sono concentrato su questo suono più astratto e ho dato libero sfogo senza alcuna pre-concezione. Avevo inoltre da poco il Rhodes e ho provato a cimentarmi in delle robe più melodiche, da qui è uscito MWN, tutto assolutamente spontaneo. Alcuni mi hanno detto che quello è stato il primo disco di “wonky beat” in Italia, anche se questo termine mi sta parecchio stretto, io dico solo che erano dei beats con un approccio diverso dal solito, abbastanza avanti per l’Italia di quel periodo. Un volume due si spera di farlo, anche se ormai Cookie lo potete sentire un po’ ovunque nelle mie produzioni.





13. Videomaking e fotografia: come sono nate e si sono evolute queste due passioni nel tuo percorso? Parlaci della regia e della post produzione, dell’importanza del montaggio e della fotografia nei tuoi video. 





Sono sempre stato appassionato di fotografia, sin dall’inizio mi piaceva documentare graffiti ed amici, ed è una passione che è sempre stata accanto a me. Negli ultimi due anni però, anche grazie alla frequentazione di gente come Frank Siciliano (membro di Frame24 ed uno dei migliori videomaker in Italia), mi sono sempre più legato al mondo del video e iniziando con alcune pellicole per Stokka & Buddy ("Gold", "Linee", "Ho Fame"), ho lavorato anche per altri. A breve usciranno nuovi video su cui ho lavorato.





14. In un’intervista per il blog di Luca Gricinella affermi che ti senti molto vicino alla realtà musicale inglese, sia per sound che lifestyle: ti va di darci qualche consiglio per l’ascolto? Qualsiasi genere, qualsiasi artista, qualsiasi anno di pubblicazione. 





Ascoltate Flume e l’ultimo dei Quadron. Non sono entrambi inglesi ma il sound è quello, e mi ispira parecchio.





15. Hai mai pensato di pubblicare un progetto come solista al microfono? E visto lo spessore ed il tipo di sound che spinge ultimamente MadBuddy sotto l’alias di Blessy, è un’utopia pensare ad un vostro disco strumentale realizzato a 4 mani/2 teste, una roba tipo Cookie Snap/Blessy? Ad ogni modo, a cosa stai lavorando ultimamente? 





Si, ci penso spesso, anche se mi trovo più a mio agio con Buddy. I Tasters stanno lavorando a roba nuova, e sicuramente nel 2014 arriverà! Lavorare a 4 mani lo abbiamo fatto, ma anche lì, sono cose che ci prendono bene in studio, anche se non è da escludere che in futuro esca qualcosa.





16. GoTaste e Unlimited Struggle: visto che sei uno dei pilastri e membri fondamentali di entrambi i collettivi, quali uscite dobbiamo aspettarci nel futuro prossimo? 





Per Unlimited sarà un anno molto pieno, visto che il 2014 è l’anno del decennale della crew! Ci sono tante uscite in programma, una per ogni parte dell’etichetta, quindi si prospetta un anno pieno per i nostri fans. Per quanto riguarda Gotaste, la crew unisce sempre quelli che ne fanno parte, e ad esempio so per certo che Jamba sta lavorando al suo disco nuovo che uscirà nel 2014.





17. Info per live, saluti e contatti.





Grazie a voi per lo spazio concesso, visitate e seguite unlimitedstruggle.com, troverete tutto lì!






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