Parlare e cercare di descrivere le composizioni di uno dei miei produttori preferiti mi resta paradossalmente difficile: la musica di Disastro è sicuramente unica, il sound che ci ha proposto negli anni è originale ed inconfondibile. Essendo nato e vissuto vicino Pescara, la realtà di Costa Nostra e tutta la produzione portata avanti negli anni ha influenzato e forgiato con il passare del tempo i miei gusti musicali. Una delle qualità che sicuramente possiamo riconoscere in Disastro è quella della ricercatezza del sound, la musica si evolve con il produttore stesso nel corso degli anni: nuove macchine, nuove tecniche apprese, lo studio continuo sono elementi fondamentali, e soprattutto evidenti.
Parlando nello specifico della sua produzione, "basta" dire che è l’uomo dietro a tutti i beat degli album di Lou X (tranne per La realtà, la lealtà e lo scontro), così come per un buon 80% dei lavori discografici di Cuba Cabbal. Artisti con i quali ha formato per diversi anni il prima citato collettivo Costa Nostra (nel quale vi era anche Eko) e con i quali ha portato il rap abruzzese a livelli davvero alti.
Dal Basso è il primo disco ufficiale pubblicato assieme al compagno Lou X, 10 tracce dallo stile cupo, sample oscuri, linee di basso profonde e liriche ancora abbastanza grezze ma già dirette ed esplicite al 100%. "Dal basso" e "Che sta succedendo" sono sicuramente le mie canzoni preferite.
A Volte Ritorno è il secondo disco di Lou X, anche stavolta completamente prodotto da Disastro: per alcuni è il disco migliore del rapper pescarese, ma da sottolineare sono senza dubbio - ed ancora una volta - le strumentali. Si ha la netta sensazione di ascoltare un Disastro molto più padrone della sua musica, delle sue macchine. Anche i sample sono tagliati e lavorati con più cura ed il lavoro risulta complessivamente omogeneo. Da sottolineare sicuramente tracce come "La raje", "Cinque minuti di paura", "Una cantina piena di cafoni" e "Muvet’ a ‘ggì", semplicemente storiche. Ma anche le altre non sono da meno.
Disastro continua l’attività con Cuba Cabbal, con il quale pubblica The dervish made me to do it (2005) e Invisible Iron (2008), entrambi con l’etichetta di Bologna Relief Records: anche qui è incredibile l’evoluzione stilistica, e le produzioni sono come al solito riconoscibili, conferendo ad entrambi i lavori un sound molto particolare.
Pioniere della scena italiana, Disastro ad oggi può essere considerato uno dei migliori producer in Italia, che come ultima produzione (a me conosciuta) vanta “Deriva sotto controllo”, per i Banana Spliff. Probabilmente l'unica ad esterni di Costa Nostra. Di seguito trovate l'intervista, all'interno della quale potrete conoscere molti dettagli e particolari non specificati nell'articolo.
Buona lettura, e ringraziamenti ad Alessandro Falco per lo splendido scatto, ripreso dalla mostra Costa Vostra. Bella naturalmente per Disastro, che ha impreziosito il tutto con una bella intervista e, nel corso degli anni, con la sua musica.
INTERVISTA
1. Qual'è stato il tuo primo contatto con la cultura HH (video, musica, fanzine, jam/eventi), e con quale disciplina in particolare? Che aria si respirava quando cominciasti nei primissimi ‘90?
Ciao a tutti, ciao Groovisionary, il mio primo approccio all’hip hop è stato verso la metà degli anni ‘80 grazie ad alcune musicassette che un mio amico aveva portato dagli Stati Uniti. Iniziai da subito ad appassionarmi alla musica rap e più tardi, quando conobbi Lou X iniziai a lavorare con lui a diversi progetti.
Poi avvenne l’incontro con gli Assalti Frontali seguito da collaborazioni e concerti. Era un bel periodo, fresco, genuino, denso, giovane, vergine. Non c’era tutto lo schifo di adesso. Iniziai a dedicarmi all’arte dei piatti e più tardi al beatmaking.
2. Cosa ti ha spinto ad affacciarti proprio al mondo della produzione? Quali artisti ti hanno magari ispirato particolarmente (mentori)?
Mi chiedevo cosa significasse campionare e lo scoprii quando acquistai il mio primo campionatore. Un’esperienza incredibile. Stavo le ore su quella macchina che mi accompagna tutt’ora, l’Akai S-950.
Ovviamente non c’era internet e mi informavo sui magazine riguardo alle tecniche utilizzate da produttori come Hank Shocklee, Erick Sermon, Premier, Marley Marl ecc..
Cosa mi ha spinto? La voglia di divertirmi e creare qualche vinile da suonare. Ricordo che quando è uscito il primo disco ho detto “..cazzo ho fatto un disco!!”. Avevo 17 anni.
3. Sin dalle tue primissime produzioni molto evidenti sono la cura del sound e la scelta dei sample: qual è l'attrezzatura che ti accompagna nella produzione, e come essa si è sviluppata negli anni? Che rapporto hai oggi con i VST, e che percentuale c'è tra il loro utilizzo e quello di strumenti hardware? Quali sono le macchine che preferisci per creare i tuoi beats?
Come ho già detto, l’ S-950 fu la prima macchina su cui iniziai a lavorare. Avevo pochi secondi a disposizione ed ero costretto a campionare ad alta velocità di pitch. Più tardi lo affiancai ad un S-3000, la versione rack dell’Mpc3000 usata da molti produttori del genere. Come sequencer usavo un Atari ST1040 ed in catena midi altri moduli come Emu Vintage Keys, Waldorf Pulse, Roland TR909, Roland JX3P analog synth, Emu SP-1200, Yamaha FB-01 in sintesi FM, e altri compressori ed efx. Il tutto collegato ad un banco Soundcraft. Non disdegno i VST che ho usato per un periodo per poi ritornare alle macchine “pesanti”. Ci sono validi virtual synth che se usati diligentemente riescono a fare un buon lavoro, anche se mettere le mani su una macchina analogica è tutta un’altra cosa e pasta sonora.
4. Potresti parlare di qual è il processo che sta dietro alla creazione dei tuoi suoni di batteria, dato che è l’elemento che maggiormente caratterizza le tue strumentali (insieme al sample, a nostro parere), e che è curato superbamente?
Per le batterie, scelgo i suoni da dischi di vario genere e poi cerco di lavorarci con il compressore e l’eq, per esaltare il punch. Passo un suono 2/3 volte da un campionatore all’altro per sporcarlo, lo precomprimo o a volte creo dei layer con uno stesso suono pitchato o filtrato in modi differenti. Tipo 2 o 3 snares o casse sovrapposte. Per non parlare della tecnica Parallel/New York compression, molto interessante.
5. Che ruolo ha per te la compressione in una traccia? Parliamo di mixaggio o premixaggio di una traccia, non dell'uso del compressore per il mix finale.
Ovviamente sono contro la “gara dei db” che caratterizza la maggior parte delle produzioni attuali. I pezzi non respirano più se paragonati a quelli della golden era dell’ hip hop anni ‘90.
RMS esagerati che annullano completamente la dinamica di un brano.
Io sono per una via di mezzo, di solito cerco di dare una leggera compressione ad ogni traccia per poi dare al tecnico del mastering dei subgruppi di drums, voci, synth, e campioni. Poi sperimento sempre altre vie. Di solito applico solo una leggerissima compressione sul master, in modo che il tecnico del mastering possa lavorarci adeguatamente.
6. Diggin' in the crates (in questi anni possiamo dire anche "in the web") e campionamento da vinili, classici aspetti di un producer HH: cosa pensi a riguardo? Che importanza ha per te il campionamento? Sei anche un collezionista?
Purtroppo i campioni presi da youtube fanno cag..re. Non te ne accorgi tanto a casa, ma quando suoni con grossi impianti. Di solito campiono da vinile o se proprio devo prendere dal digitale cerco Cd, Wav, mp3 a 320 o flac. Poi c’è sempre qualche campione nuovo che esce fuori da uno stesso disco ascoltato più volte. Dipende molto dallo stato d’animo che ti fa notare quel campione in un disco per poi valorizzarlo o stravolgerlo.
7. Qual è, a tuo giudizio, l’aspetto delle tue produzioni che rende riconoscibile il tuo sound all’ascoltatore?
Boh, credo la visione del mondo che trasferisco nella musica. I suoni come colori su una tavolozza.
8. Da cosa trai ispirazione in particolare (film, libri, generi musicali, ecc)?
Trovo l’ispirazione da un’idea legata ad una particolare situazione. La musica arriva da sola come da colonna sonora.
9. Esclusa “Deriva sotto controllo” (prodotta per i Banana Spliff), le tue produzioni sono sempre state dedicate ai membri di Costa Nostra: Lou X e Cuba Cabbal senza dubbio devono molto a te ed al tuo lavoro sulle strumentali. Come hai stretto rapporto con questi artisti? Come si è formato il collettivo?
Abbiamo iniziato a collaborare da giovanissimi. Ci incontravamo i pomeriggi in radio e facevamo i primi concerti i giro per l’Italia quando c’erano ancora i vecchi Leoncavallo e Livello 57. Posti memorabili.
10. Come imposti un dj set: serato/tracktor o vinili originali? Perché?
Diciamo che mi adeguo a seconda del locale e della situazione. Di solito porto vinili e Serato. Le consolle oggi sono affollate da computer e a volte resta difficile inserirsi al volo senza staccare mezzo mondo.
Ho un hard disk in una mano ed una borsa da 30 kg nell’altra.
11. Quale evento/ live/ jam ti è rimasto particolarmente impresso?
Ricordo ancora l’Indelebile ‘94 a Rimini, che storia. C’erano tutti, tutti giovanissimi. Gira anche qualche foto in rete.
E poi quando a 14 anni sono andato da solo in treno a vedere i Public Enemy, Run DMC e Derek B a Roma, uno dei primi concerti rap a cui ho assistito. Figata pazzesca, ho ancora le foto.
12. A quale disco/traccia sei particolarmente legato e ti ha segnato durante il percorso all'interno della cultura e della musica HH?
Non c’e n’è uno in particolare ma ne ricordo alcuni come Daily Operation, quelli degli EPMD, PE – It Takes a Nation of Millions…., WU 36, ATCQ , House of Pain, Black Moon – Enta da stage, Black Sheep – A sheep in Wolf clothings, ….potrei continuare all’infinito.
13. Qual é il consiglio pratico che daresti ad un produttore/beatmaker ancora alle prime armi?
Se sei alle prime armi concentrati su cosa vuoi suonare e comprati un’ MPC.
E’ tutto un altro modo di lavorare e devi ingegnarti di più nella composizione.
I computer hanno un suono limitato dal software che usi. Quando mixi dentro Cubase, Logic, Ableton e poi esporti il mix finale sul bus LR, la somma digitale all’interno del software è legata a degli algoritmi che tendono ad impastare tutto ed a rendere il suono più piatto rispetto ad un mixer analogico.
L’ideale per chi vuole suonare con le schede audio sarebbe quello di acquistare un sommatore che appunto somma le uscite separate della scheda facendo il lavoro al posto della DAW. Non fa miracoli, ma qualcosa fa. YO.
14. Info per live, saluti e contatti.
Un saluto a tutti i Groovisionaristi. Dsastro.
dsastro@gmail.com
http://www.facebook.com/marco.dsastr

NUMBER ONE!
RispondiEliminaho un hard disk nella mano e 30 kg
RispondiEliminagrandioso